dicembre 22, 2009

"STO FACENDO IL LAVORO DI DIO". INCONTRO CON LA GOLDMAN SACHS,

"STO FACENDO IL LAVORO DI DIO". INCONTRO CON LA GOLDMAN SACHS,: "LA PIÙ POTENTE E SEGRETA BANCA D'INVESTIMENTI AL MONDO



DI JOHN ARLIDGE
The Sunday Times



L'anonimo edificio color ruggine al numero 85 di Broad Street, nella parte bassa di Manhattan, non sembra un posto che valga la pena di fermarsi a guardare, ed è proprio quello che piace a coloro che ci lavorano. Gli uomini e le donne che in un piovoso mattino vi sbarcano nella tipica tenuta di Wall Street - abiti scuri, ventiquattrore e BlackBerrys – sono molto riservati. Vanno rapidamente dalle Lincoln nere all'edifico attraversando praticamente il nulla: nessuna targa sulla facciata o indicazione nel vestibolo, nulla che permetta di collegare il sorvegliante armato all'esterno con l'attività svolta all'interno. C'è un buon motivo per tutta questa segretezza: il numero 85 di Broad Street, New York, NY 10004, è dove ci sono i soldi, tutti i soldi.


È il miglior posto per produrre denaro che il capitalismo globale sia mai riuscito a immaginare e, dicono molti, è una forza politica più potente di qualsiasi governo. La gente che lavora oltre le porte vetrate fa più soldi di molti stati. I beni ammontano complessivamente a 1 trilione di dollari, le entrate annuali sono dell'ordine di decine di miliardi, i profitti, vari miliardi, vengono generosamente ridistribuiti all'interno.

In quest'anno di crisi lo stipendio medio di ciascuno dei 30.000 dipendenti dovrebbe raggiungere la cifra record di 700.000 dollari, con picchi di varie decine di milioni (centinaia di migliaia di volte più di un inserviente della stessa impresa). E quando avranno finito di diventare "schifosamente ricchi a 40 anni", i funzionari non si ritroverebbero in brache di tela nemmeno se l'attività dovesse andare a carte quarantotto; verrebbero paracadutati in uno dei prestigiosi posti politici negli USA o all'estero, facendo nascere il sospetto che "governino il mondo". Il numero 85 di Broad Street è la sede della Goldman Sachs.

La più famosa banca d'investimenti si nasconde dietro la piena di denaro che genera e fa piombare su Manhattan, sulla City di Londra su e buona parte delle altre capitali finanziarie in tutto il mondo. Ma adesso i maghi occulti dell'impero bancario sono obbligati a esporsi alla fredda luce del giorno. Pubblico, politici e stampa ritengono che la crisi creditizia sia la conseguenza delle spericolate attività di trading delle banche e in primo luogo della Goldman, quella di più successo tra le sopravvissute. Politici e commentatori fanno a gara per denunciare la Goldman con termini sempre più pesanti: "ladri tra i ladri", "vandali economici", "capitalisti di rapina". Vince Cable, portavoce del Lib Dem Treasury, confronta i recenti eccezionali risultati della banca (un profitto di 3,2 miliardi di dollari solo nel quarto trimestre) e i previsti bonus con la situazione lavorativa e le entrate della gente comune nel 2009.

Negli USA la situazione è ancora peggiore. La rivista Rolling Stone ha pubblicato un articolo che descrive la Goldman come "un'enorme sanguisuga che succhia incessantemente sangue se solo sente odore di soldi". Nel suo ultimo documentario (Capitalism: A Love Story), Michael Moore si presenta al numero 85 di Broad Street con un furgone portavalori, tira fuori un sacco contrassegnato da un enorme dollaro, si volge verso l'edificio e urla: "Siamo qui per riprenderci i soldi dei cittadini americani!".

Di colpo la reputazione della Goldman è diventata ancora più tossica degli swap e degli altri incomprensibili strumenti finanziari, e questo danneggia gravemente qualcosa che la banca considera al di sopra di tutto: gli affari. La Goldman, principale obiettivo della rabbia popolare e dei politici, e potenziale prima vittima di nuove regole draconiane, ha quindi deciso a malincuore che è arrivato il momento di parlare e combattere. Ed ecco perché, in una luminosa mattinata autunnale in cui tutto sembra possibile – anche un invito a pranzo con i padroni dell'universo – mi sono ritrovato a passare dinanzi alla guardia che aveva bloccato Michael Moore e ad entrare nell'edificio senza nome.

"Ah! Ci ha sorpreso a complottare in tempo reale", dice Lloyd Blankfein, staccandosi da un gruppo di alti dirigenti che stanno discutendo il suo viaggio a Washington del giorno precedente. Blankfein, 55 anni, presidente e CEO della Goldman, abito scuro e vivace cravatta di Hermès ornata con piccole biciclette rosse, e ha tra le mani un'enorme tazza di caffè. Forse è la caffeina, o forse la cravatta (un regalo d'anniversario di sua figlia), certo è che è in forma perfetta per uno che tutti sembrano odiare. "Qui è come un safari", scherza, "e lei è venuto a osservare gli animali".

Blankfein potrebbe essere il Dio Sole di Wall Street, ma con l'attuale tempesta economica non ci tiene a farlo sapere, e qualsiasi segno di status symbol o, orrore!, ostentazione viene cancellato dalla sua vita, almeno pubblicamente. Prendiamo ad esempio il suo ufficio al 30° piano: le sedie sono le stesse di quando diventò CEO tra anni orsono, non c'è traccia dei tappeti tessuti a mano da 87.000 dollari o dei cestini per rifiuti da 5.000 dollari che fanno parte della tradizione di Wall Street, nessun segno di esuberanza irragionevole. Solo caffè, che arriva freddo. Il giusto tono per il lavoro in corso. Il grande mago di Wall Street si sta preparando per la più difficile vendita della sua vita: è qui per esaltare il buon vecchio capitalismo, le banche d'investimento, e la Goldman Sachs.

Fortunatamente per lui, e per la sua impresa, è un venditore maledettamente in gamba. Comincia con un tono umile: si rende conto che "la gente ne ha le palle piene, è incavolata, da fuori da pazza" per il modo d'agire delle banche. La Goldman ha una parte di colpa per gli sconvolgimenti che hanno quasi distrutto il sistema finanziario mondiale: come molte altre banche ha prestato troppo denaro, per la prima volta in oltre dieci anni l'anno scorso ha registrato un trimestre in perdita e ha finito col prendere in prestito da Washington capitali bail-out. "Lo so che se mi spaccassi il collo la gente gioirebbe" aggiunge. Ma poi passa pian piano a difendere la funzione del sistema bancario moderno. "Svolgiamo una funzione fondamentale" sostiene, smettendola di autoflagellarsi. "Aiutiamo le aziende a raccogliere capitale e a crescere. E le aziende che crescono creano ricchezza, che a sua volta permette alla gente di trovare posti di lavoro, e questi generano a loro volta altra crescita e altra ricchezza. È un circolo virtuoso". Per rendere inattaccabile il suo punto di vista, fa un'affermazione sorprendente: "Svolgiamo una funzione sociale".

Funzione sociale? Tutti quelli che hanno perso il lavoro o si sono visti decurtare gli stipendi, grazie alle banche che avevano rifilato loro ipoteche sospette e prospettato investimenti talmente complessi che nemmeno chi li vendeva sapeva di cosa si trattava, sarebbero ben contenti di spiegargli dove ficcarsi i suoi scopi sociali. Blankfein è un ottimo propagandista della creazione di ricchezza; ma della sua ricchezza. Non è il ricco rampollo che tesse elogi del capitalismo selvaggio dal suo ovattato nido d'aquila al 30° piano; nato nel duro quartiere del Bronx da un impiegato postale e una receptionist, fu il primo nella sua famiglia a frequentare le scuole superiori ed entrò ad Harvard grazie all'aiuto finanziario ricevuto.

Anche se si è assegnato uno stipendio annuale superiore a quello che quasi tutti noi potremmo mai sperare di ricevere (68 milioni di dollari nel solo 2007, un record tra i CEO di Wall Street, e oltre 500 milioni di dollari in azioni della Goldman) continua a definirsi "un semplice lavoratore".

Ma se parlassimo dei capi d'accusa? I banchieri hanno portato il mondo sull'orlo della bancarotta, e invece di fare l'unica cosa giusta, buttarsi dalla finestra, hanno implorato i governi per riuscire a succhiare i soldi dei contribuenti e farla franca. Ora, esattamente un anno dopo, si comportano come se non fosse accaduto nulla: giocano e vincono coi nostri risparmi. Nel secondo trimestre i profitti della Goldman hanno raggiunto la cifra record di 3,4 miliardi di dollari, in buona parte guadagnati negoziando azioni, valute e beni patrimoniali.

La Goldman ha ricominciato a farlo per due buoni motivi: in primo luogo perché i mercati globali sono in netta ripresa (un recupero del 50% dai minimi toccati con la crisi creditizia, grazie ai nuovi capitali, in buona parte pubblici, immessi nei circuiti finanziari), e in secondo luogo perché – con Lehman Brothers e Bear Stearns fuori gioco, Merrill Lynch una pallida ombra di se stessa, Citigroup e UBS senza la potenza di un tempo – la banca ha ora messo le mani su una fetta più grande della torta. "Ce ne f*** dei concorrenti. Abbiamo di nuovo un bilancio florido e un gruzzolo più grande e ricco da spartirci"; è così che i banchieri della Goldman presentano la situazione. Non c'è da stupirsi se la banca sta accantonando oltre 20 miliardi di dollari da distribuire in stipendi e bonus.

Giusto e lucrativo. Ma non sarà invece piuttosto ingiusto? La Goldman non sta per caso agendo come l'equivalente moderno dei pescecani di guerra, avvantaggiandosi della crisi globale e delle misure di emergenza dei governi per rastrellare milioni? Persino l'esperto finanziere George Soros sostiene che gli enormi profitti delle banche di Wall Street sono "regali mascherati" dello stato.

Blankfein respinge l'insinuazione che la Goldman abbia avuto bisogni di capitali a fondo perduto e, per estensione, rifiuta l'idea che la società stia ora approfittando dell'aiuto pubblico. Certo, ha ricevuto 10 miliardi di dollari dal programma Tarp (Troubled Asset Relief Program) di Washington, ma ha già rimborsato la somma con un sostanzioso interesse del 23%. La Goldman ha inoltre tratto vantaggio dal salvataggio federale della grande assicuratrice statunitense AIG, con la quale aveva sottoscritto assicurazioni per 20 miliardi di dollari, ricevendo in cambio miliardi di dollari (forse 13) quando Washington ha trasferito 90 miliardi nelle casse del traballante gigante. Blankfein insiste nel dire che la Goldman era protetta dalle perdite dell'AIG nel miglior modo possibile, con fondi liquidi, e che in caso di fallimento dell'assicuratrice non ne avrebbe quindi sofferto; ma i critici dicono che se l'AIG fosse scomparsa dalla scena l'intero sistema finanziario sarebbe imploso, trascinando nel baratro anche la banca. Ma c'è di più; in piena crisi la FED ha infranto una tradizione vecchia di 80 anni e ha permesso alla Goldman di trasformarsi da banca d'investimenti in holding bancaria, e di ottenere quindi prestiti agli stessi bassi tassi d'interesse concessi alle banche commerciali. Blankfein afferma che la Goldman ha cambiato statuto non per problema di soldi ma perché, dopo il collasso della Bear Stearns e della Lehman, era evidente che il mercato non credeva più nella capacità dell'US Securities and Exchange Commission di regolamentare le banche d'investimento. Essere controllata dalla FED avrebbe aiutato a ristabilire la fiducia nell'intero sistema finanziario.

Indipendentemente dalle vere ragioni alla base della decisione, nemmeno il più fanatico sostenitore della Goldman può negare che solo grazie all'aiuto pubblico esiste ancora un sistema finanziario in cui la banca può continuare a operare. Washington ha sostenuto l'economia e le banche statunitensi con oltre 12 trilioni di dollari. Veramente Blankfein non si rende conto che per quasi tutti noi è esasperante vedere la Goldman rastrellare tanto denaro mentre dobbiamo barcamenarci per arrivare a fine mese? Al contrario, insiste nel dire che dovremmo gioire per i successi della banca, non condannarli. "Francamente, tutti dovrebbero essere contenti" sostiene. Parla seriamente? Incredibile. I risultati della Goldman, argomenta, sono il segnale più chiaro di un nascente recupero economico che avvantaggerà non solo lui e la sua banca ma tutti noi "Il sistema finanziario ci ha trascinato nella crisi e adesso ce ne tirerà fuori".

Blankfein si lancia in un'altra affermazione altrettanto audace. Dovremmo essere contenti che la Goldman abbia ricominciato a elargire compensi faraonici. La banca non deve rispettare il tetto massimo sui bonus deciso dal presidente Obama, perché ha rimborsato in liquido i fondi bail-out a suo tempo ricevuti; poter offrire i migliori stipendi per assumere e mantenere i migliori banchieri non affosserà il sistema ma anzi lo salverà. Uno stipendio legato ai risultati garantisce un'attività responsabile di alto livello: "Se guarda le nostre norme sui compensi, noterà che c'è sempre stata una la perfetta corrispondenza tra livello di compensi e risultati nel lungo periodo. Altri registravano perdite ma pagavano lo stesso bonus rilevanti; ora sono in parte scomparsi dal mercato, e si capisce perché".

Molti non sono d'accordo, e ritengono che nell'attuale piatto panorama economico, i compensi faraonici non sono più necessari. Lucian Bebchuk, professore di legge, economia e finanza alla Harvard Law School, sostiene: "Attualmente per le banche è più facile evitare che i propri dipendenti vengano allettati da altre offerte. Ci sono opportunità meno interessanti che nel 2007".

D'accordo, dimenticate, se ci riuscite, i fondi bail-out, i bonus, i capitali rapinati. Ma sicuramente Blankfein non può ignorare la tesi dell'editorialista David Hare. Nel suo scritto più recente, Hare considera una forma di "ricatto" sostenere che non c'è recupero possibile se non lasciamo ai banchieri la libertà di continuare ad agire come hanno sempre fatto e a premiarsi con somme illimitate. È quello che sostennero i minatori negli anni '70, solo che questa volta al posto della National Unio n of Mineworkers ci sono la City e Wall Street. Blankfein non ha tempo da perdere con discorsi di questo tipo: i banchieri non sono minatori. "Ho questo da dirvi" sibila mentre gli occhi si riducono a una fessura "se crolla il sistema finanziario crolla anche la nostra attività, e, mi creda, in tal caso crollerà anche la sua attività e quella di qualsiasi altro cittadino".

Come un paziente che è uscito dal coma, per Blankfein la crisi creditizia è servita solo a rinforzare la sua passione per far soldi. Parlare con lui è come parlare con qualcuno nelle cui vene scorrono dollari, non sangue; crede fermamente di essere bravo in quel che fa e che quel che fa è intrinsecamente buono. Ed ha i suoi sostenitori: nella lista New Establishment 2009, Vanity Fair gli ha assegnato l'ambito primo posto, dinanzi a figure come Steve Jobs, alla guida di Apple, o Sergey Brin e Larry Page, i fondatori di Google. Altri, ad esempio l'editorialista del New York Times Andrew Ross Sorkin, sostengono che il pubblico non può "avere tutto e il contrario di tutto"; nel pieno della crisi dell'ultimo anno, ricorda Sorkin "molti incrociarono le dita e si augurarono che la Goldman e i sopravvissuti di Wall Street venissero salvati per arrestare la caduta, e adesso che le banche sono finalmente di nuovo in grado di funzionare normalmente le vorrebbero di nuovo nella polvere".

Che siate o meno d'accordo, un fatto è certo: "la tenace G" sembra avere in mano le carte vincenti nei momenti buoni ma anche, lo abbiamo visto in tempi recenti, in quelli cattivi". Rimane solo una semplicissima domanda: come fa? Qual'è la sua ricetta segreta? Per cercare di trovare la risposta dovete lasciare l'ufficio di Blankfein e scendere al 17° piano. Strada facendo potrete ascoltare i banchieri d'investimento, i trader, gli strateghi e i quantisti (i cervelloni matematici che creano fantastiche formule) che parlano di "tassi d'interesse degli swap", "default no credit", "opzioni exotic e vanilla", "differenziali lettera/denaro", "bund", "bobl" e Dio solo sa cosa ancora. Quando passate dinanzi all'85 di Broad Street non potete naturalmente vedere i soldi fluttuare, ma potete sentirli spostarsi giorno e notte tra banca centrale, banche commerciali e d'investimento, grandi aziende, oligarchi sovietici, operatori mediorientali e sceicchi, petrolieri texani e anonimi milionari nelle Bermuda e nelle isole Cayman.

In un ufficio con una macchia d'inchiostro sul tappeto, lavora Liz Beshel, il primo ingrediente fondamentale della mistura segreta della Goldman. La banca assume solo il meglio in assoluto, e non ce ne sono molte come Beshel. Madre nubile di 40 anni, parla a una tale velocità e con una tale conoscenza dei segreti dei mercati finanziari che in pratica ci vuole una laurea della Harvard Business School per seguire il filo del suo discorso. Reclutata dalla Goldman quando era ancora all'università, si organizzò per prepararsi a un MBA della Columbia University di New York "nei fine settimana". Proprio come voi. Avanzò rapidamente nella gerarchia della banca d'investimenti e divenne il più giovane tesoriere generale nella storia della banca. Oggi sorveglia ogni sterlina investita dalla banca, ogni yen prestato, ogni dollaro che entra o esce dal bilancio; almeno un trilione di dollari al giorno. Quanti soldi possiede la banca in questo momento? chiedo. "164,2 miliardi di liquido o equivalente", risponde senza fermarsi un solo istante a tirare il fiato.

È proprio grazie a persone come Beshel che la Goldman Sachs non solo dispone di un così grosso capitale ma è anche capace di sfruttarlo. Ogni giorno lo staff soppesa attentamente i beni della banca, fino all'ultimo centesimo, ed esamina con rigore clinico perdite e profitti. La banca è così in condizione d'individuare, con chiarezza e rapidità, le tendenze dei mercati, e, afferma, di gestire i rischi meglio di quanto possono fare quasi tutti gli altri istituti di credito. "Riteniamo che le nostre decisioni sono le migliori" sostiene Beshel, e ci sono prove a favore di questa affermazione. Prendiamo, ad esempio il settore dei subprime, la bomba creditizia tossica che ha dato il via alla crisi economica. Un anno prima che gli avventati prestiti immobiliari distruggessero Lehman e Bear Stearns, costringessero a un matrimonio di convenienza tra Merrill Lynch e Bank of America e tra HBOS e Lloyds, e trasformassero la Royal Bank of Scotland in una barzelletta, le valutazioni quotidiane della Goldman avevano evidenziato sofferenze modeste e per non più di una settimana. Nella maggior parte delle banche le perdite sarebbero passate sotto silenzio o sarebbero state considerate un incidente di percorso; invece la Goldman organizzò una riunione degli alti vertici per cercare di capire cosa stava succedendo. Anche se i mercati immobiliare e creditizio erano ancora in piena effervescenza, la banca non apprezzò la situazione e cominciò a ridurre le esposizioni. Quando esplose la crisi creditizia le sue perdite nel settore dei mutui ammontarono a soli 1,7 miliardi di dollari, meno di qualsiasi altra grande banca d'investimenti (la UBS perse 58 miliardi di dollari).

Essere più furbi della maggior parte dei banchieri è una cosa, ma per lavorare alla Goldman bisogna lavorare ancora più duramente. Chiedetelo a Sarah Smith, una cinquantenne ex studentessa della Bromley (Kent) che lasciò il Regno Unito per diventare capo contabile. "È la cultura del tempo pieno" sostiene "Quando c'è bisogno di voi, dovete essere disponibile. E se quando c'è bisogno di voi non rispondete al telefono, non ci sarà più bisogno di voi per molto ancora".

L'anno scorso Smith, il cui ufficio è a un tiro di schioppo dall'Embassy Suites, l'albergo dove lo staff della Goldman va a riposare per qualche ora dopo aver lavorato fino al punto da cominciare a dormire in piedi, ha preso solo pochissimi giorni di congedo. Quanti giorni di vacanza può prendere ogni anno? " Non lo so. Nessuno in realtà lo sa perché nessuno li può sfruttare tutti".

La brutale etica lavorativa consente alla Goldman di essere in vantaggio al momento di accaparrarsi i clienti migliori, e con più soldi. Un esperto dirigente della banca spiega "Sin dall'inizio venite programmati a rendere più degli altri, a vedere più gente: clienti o partner dei diversi fondi". Lo staff viene inoltre addestrato a un severo "lavaggio di cervello" dei clienti e dei contatti. "Chiedete quale è stato il loro migliore affare e come vedono il mercato, dice uno "offrite in cambio qualcosa, ma ottenete sempre di più in cambio. Poi diffondete l'informazione tra i colleghi che si mettono al lavoro per sfruttare l'informazione e fare soldi". Altre banche non dispongono di queste buone informazione, e se i singoli banchieri le hanno tendono a non condividerle, perché le considerano una potente arma da usare a proprio esclusivo vantaggio. "La Goldman non lavora in questo modo" continua il dirigente "Domina uno spirito di corpo". O come preferisce dire un banchiere rivale "Sono una furba banda di teppisti".

Dane Holmes - 39 anni, 185 centimetri, 130 chili, ex giocatore di basket-ball – è il responsabile dei rapporti con gl'investitori. Da l'impressione di poter travolgere chiunque si trovi sulla sua strada – e persino un solido muro! Ma sostiene: "Non è così che lavora la Goldman. Agendo da solo potrete avere uno splendido futuro come banchiere, ma non qui. Il sistema elimina coloro che non sono capaci di operare in gruppo".

Quando la Goldman persegue un obiettivo, tutti i componenti del team hanno la loro parte da svolgere. Prendete quest'articolo. Quando la banca ha accettato l'intervista non è stato facile trovare un alto dirigente da intervistare. Michael Sherwood, 44 anni, corresponsabile europeo, è rientrato, via Mosca, dalla riunione del FMI a Instabul al quartier generale di Londra per un'intervista di 40 minuti, prima di ripartire per incontrare alcuni clienti del Golfo.

L'idea del lavoro in gruppo arriva in alto. La Goldman non è un partner privato (è diventato pubblico una decina di anni orsono) ma i capi lavorano duro per far passare un approccio familiare "ci siamo dentro anche noi". Altri dicono che sembra piuttosto un culto, ma viene considerato un complimento. Alcune procedure sono perfettamente logiche. I bonus, ad esempio, non sono legati alle prestazioni personali, come in molte altre banche, ma a quelle della banca nel suo insieme, e i partner ricevono a una buona percentuale delle remunerazioni in azioni che possono vendere solo quando lasciano la Goldman. Viene così eliminata quella che Dina Powell, la trentaseienne d'origine egiziana a capo del ramo filantropico della Goldman, chiama gli "stronzi egomaniaci" che potrebbero essere tentati dall'idea di operare allo scoperto nella speranza di ottenere bonus più elevati.

Altre procedure sono inquietanti. Lo staff è costretto ad ascoltare la posta vocale protetta mattino, mezzogiorno e sera per gli ultimi consigli di Blankfein e Eileen Dillon, il quarantottenne ufficialmente responsabile delle operazioni dell'ufficio operativo ma ufficiosamente consigliere. La Goldman è la maggior utilizzatrice di posta vocale al mondo e le informazioni vanno dalle ultime cifre su perdite e profitti al rapporto su quello che i responsabili operativi dei principali clienti hanno detto a Blankfein e ai suoi collaboratori a colazione, o a istruzioni tipo "in nome del cielo, staccate tutto in vacanza".

Cosa spinge persone tanto brillanti da poter fare qualsiasi cosa vogliano a lavorare giorno e notte per la banca? Il denaro, naturalmente. Non a caso la Goldman Sachs è soprannominata "Goldmine Sachs" (la miniera d'oro Sachs). C'è tanta ricchezza in giro che in un anno normale un buon partner di una banca d'investimenti ricava sui 3,5 milioni di dollari, un buon trader tra i 7 e i 10 milioni, e un membro del comitato di gestione tra i 15 e i 25 milioni. Nel 2008, 953 dipendenti hanno ottenuto bonus di almeno 1 milione di dollari. Blankfein ha un bel dire che è ancora un semplice lavoratore, ma possiede un appartamento da 30 milioni di dollari in Central Park West e una villetta di 600 metri quadrati a Hamptons, il ritrovo estivo dell'elite di New York. Un ex banchiere della Goldman descrive la cultura d'impresa "totalmente ossessionata dal denaro. Ero come un asino dinanzi al quale veniva fatta ondeggiare la più grossa e appetitosa carota che si possa immaginare. I soldi sono il parametro per misurare il vostro successo, e c'è sempre spazio per accumularne ancora di più: se non state pensando a una casa più grande o a una barca più lunga state rimanendo indietro. È come una droga". Droga è la parola che usa anche Sherwood, che sa di cosa parla: è al suo secondo super yacht dal costo di vari milioni di sterline. "Mi piacciono le barche" ci dice. Non i velieri, le barche. È il suo modo per mettersi sulla stessa lunghezza d'onda di Sir Philip Green, un amico miliardario che trascorre parte dell'anno sul Lionheart, uno yacht di 60 metri e dal valore di 32 milioni di sterline, ancorato nella baia di Monaco. "Quante barche ho comprato?" dice Sherwood "Non è il momento migliore per rispondere".

Ma esiste anche un'altra potente molla: il dubbio. Può darsi che all'85 di Broad Street domini l'arroganza, e in privato Blankfein ama scherzare (ma non poi tanto) sul fatto che "ha raggiunto la perfezione". Ma al di là di queste bravate lo staff della Goldman s'interroga costantemente sulle proprie capacità. "C'è una profonda e continua paranoia in tutto quello che facciamo" dice Sherwood. Ed è vero per i risultati dei singoli ma anche per le prospettive della banca nel suo assieme.

L'insicurezza è profondamente radicata nel sistema, e la percepite prima ancora di essere assunti. La maggior parte dei candidati viene intervistata almeno 20 volte, e in alcuni casi anche 30, prima di ricevere un'offerta. Una volta assunto ciascun membro dello staff viene ininterrottamente e costantemente sorvegliato dai suoi colleghi. C'è un metro di giudizio per ogni aspetto delle prestazioni ottenute, e tutti vengono misurati nel contesto della propria divisione e della struttura globale. Ogni anno la divisione Human Capital Management (si noti il termine Capital; alla Goldman la gente è denaro) posiziona ciascun dipendente in uno dei quattro quartili. Quelli più in alto vengono doviziosamente premiati. Ma cosa ne è di quelli più in basso? Chi li prende in considerazione? Non saranno in circolazione ancora per molto: si è dentro o si è fuori. "Ogni anno licenziamo il 3-5% del personale (all'incirca 1.500 persone) al livello più basso" dice Richard Gnodde, 49 anni, corresponsabile delle operazioni in Europa, basato a Londra.

Prendere gente del livello superiore, farla sentire come appartenente al livello inferiore e infilarla in un gruppo che lavora spasmodicamente ogni santa ora che Dio – pardon, Goldman – ci concede, è importante, non c'è dubbio. Ma non è l'asso nella manica della banca. L'asso nella manica è la sua straordinaria capacità di gestire una rete, la più grande rete di talenti al mondo. A differenza di altre banche, i più capaci vengono incoraggiati a darsi da fare, rastrellare tutti i soldi di cui potranno avere bisogno in futuro e poi andarsene per "lavorare bene". La permanenza media dei partner è di otto anni. "Non vi fate certo assumere per arrivare alla pensione" dice un dipendente "Avete la vostra opportunità per arricchirvi e poi per togliervi dai piedi". Ma "lavorare bene" non significa gestire un ospedale a Kinshasa per lottare contro l'aids; significa occupare i posti più importanti nelle istituzioni finanziarie, le banche centrali e le borse di tutto il mondo. L'elenco di ex dirigenti della Goldman che hanno occupato posti chiave nell'amministrazione statunitense e negl'istituti più importanti di New York e di Washington lascia a bocca aperta: Robert Rubin (segretario del tesoro all'epoca di Clinton), Hank Paulson (segretario del tesoro all'epoca di George Bush), William Dudley e Stephen Friedman (attuale presidente ed ex direttore generale della New York Federal Reserve), Mark Patterson (capo dello staff del segretario del tesoro Timothy Geithner), Joshua Bolten (capo dello staff all'epoca del presidente Bush), Robert Hormats (consigliere economico del segretario di stato Hillary Clinton), Gary Gensler (direttore dell'US Commodity Futures Trading Commission), Reuben Jeffery /sottosgretario di stato per gli affari economici e agricoli all'epoca di Bush), John Thain e Duncan Niederauer (il precedente e l'attuale capo della New York Stock Exchange), Adam Storch (capo operativo alla Securities and Exchange Commission). Inoltre Michael Paese, il nuovo responsabile della lobby della Goldman a Washington, ha lavorato per Barney Frank, il congressista che presiede l'House Financial Services Committee. Per vedere le cose nella giusta luce, immaginate cose succederebbe se il cancelliere Alistair Darling e i suoi principali consiglieri Mervyn King (governatore della Bank of England), Xavier Rolet (capo della London Stock Exchange) e Hector Sants ( capo della Financial Services Authority) avessero lavorato nella stessa banca prima di entrare nel governo. Non c'è da stupirsi se uno dei soprannomi della Goldman è "Government Sachs".

I critici dicono che avere amici ben piazzati fornisce alla banca la forza vitale. I funzionari governativi che occupano posti chiave, sostengono, discutono privatamente le politiche messe in atto più con la Goldman che con le altre banche. Nel suo nuovo libro "Too Big to Fail", Andrew Ross Sorkin descrive una riunione. Al momento di passare dalla banca al ministero del tesoro statunitense, Paulson, il predecessore di Blankfein, si era impegnato a non discutere con la Goldman, ma a giugno dello scorso anno si era trovato a Mosca mentre il consiglio di direzione della Goldman era a pranzo con Mikhail Gorbachev. Dato che si trattava di un "evento sociale" i legali del ministero autorizzarono Paulson a incontrare i suoi vecchi colleghi, che vennero gratificati con racconti sulla sua permanenza al ministero e con previsioni sull'economia globale. Il consiglio della Goldman gli chiese cosa ne pensasse della possibilità che un'altra banca fallisse, come la Bear Stearns. Documenti resi pubblici recentemente dimostrano che pochi mesi più tardi, quando, nel momento culminante della crisi, quando Paulson stava lavorando al salvataggio dell'AIG, il nome di Blankfein appare 24 volte in 6 giorni sul listato delle chiamate telefoniche di Paulson. Le grandi banche, inclusa la Goldman, che possedevano contratti assicurativi con l'AIG vennero rimborsate interamente, invece che con 60 cents a dollaro come avevano chiesto insistentemente i negoziatori dell'AIG, lasciando intravedere la possibilità di un "accordo amichevole" tra Paulson e Blankfein.

La Goldman respinge con forza l'idea che la presenza di tanti ex dipendenti nei posti chiave del mondo politico le permetta di ricevere un trattamento di favore. "Sono persone di estrema integrità" afferma Sherwood, ma la riunione di Mosca e le trattative sull'AIG permettono di dubitarne, per dirla in modo gentile.

Più tempo passate all'85 di Broad Street più vi convincete che la Goldman sta sfruttando al meglio la globalizzazione. Nei settori finanziario e governativo, dispone degli esperti migliori, più aperti e più impegnati nel loro lavoro. Lo ammettono anche i critici, secondo i quali, però, i ben oleati ingranaggi permettono loro di ottenere molto più del semplice successo, cosa della quale la banca è poco propensa a parlare. Anche se sanno gestire bene i rischi e sono capaci di uscire dai mercati al momento giusto, i maghi della banca hanno la loro buona parte di colpa nel gonfiare le bolle speculative - dot.com, azioni, immobiliare – e, continuano i critici, hanno contribuito ad aumentarle con offerte azionarie ai grossi clienti e con la commercializzazione di obbligazioni e azioni prima di fare marcia indietro.

I detrattori accusano inoltre le divisioni negoziazione e investimenti di "giocare sulle due sponde" del mercato. La Goldman negozia titoli per le grandi aziende e per i fondi pensione. Opera inoltre come consulente per molte società di cui negozia i titoli. Ciò significa che sa perfettamente quello che stanno facendo sul mercato. Diciamo che un investitore contatta la Goldman e che vuole comprare nel mercato petrolifero: la banca può fornire una previsione accurata di cosa probabilmente succederà, perché sa cosa le aziende del settore sue clienti stanno facendo, proprio in base ai consigli da lei forniti, e quali altri grandi investitori stanno operando. E questo significa anche che la banca può condurre al meglio le sue stesse operazioni petrolifere. I critici paragona la situazione a un grande casinò, nel quale la casa conosce tutte le mani di ogni tavolo e usa l'informazione per arricchirsi a spese di tutti i giocatori. La Goldman respinge le accuse di "capitalismo da roulette": quante più informazioni sono nelle sue mani, sostiene, tanto meglio può consigliare le società clienti e tanto meglio può far coincidere le esigenze di compratori e venditori, ottenendo i migliori prezzi del mercato. E nega con forza l'accusa di profittare delle informazioni o di agire in maniera eticamente scorretta. Una insuperabile barriera tra trader e consulenti impedisce qualsiasi conflitto d'interessi. Le regole sono talmente severe che se un banchiere della divisione investimenti tentasse di usare il suo pass elettronico per entrare in uno dei piani della divisione trading, non solo si vedrebbe rifiutare l'accesso ma verrebbe convocato per fornire spiegazioni.

Quale che sia la formula usata, una cosa è sicura: la Goldman ha evitato la bolla creditizia e sta venendo fuori dalla crisi più forte che mai. Le spoglie al vincitore. Ma molti non sono convinti che una Goldman più forte e più furba sia necessariamente un bene. Vince Cable mette in guardia: "Se c'è qualcosa che abbiamo imparato è che le banche dispongono di un potere eccessivo sui consumatori e i governi. La Goldman Sachs non è mai stata così potente, e questo dovrebbe allarmarci".

I leader mondiali e i responsabili finanziari stanno cercando di mettere a punto piani per limitare la libertà d'azione di banche come la Goldman e di definire un tetto per gli stipendi pagati ai dipendenti. Non crederete certo che si tratti di una battaglia a gusto di Blankfein, con la sua incrollabile fiducia nella purezza ed efficienza del mercato libero. Ma la cosa divertente è che la sta combattendo, perché pensa che renderà l'attività delle banche più sicura e permetterà alla Goldman di guadagnare ancora di più in futuro.

"Gli orientamenti governativi elaborati fino ad oggi vanno nella giusta direzione" sostiene. Pagare il personale in base alle prestazioni e dare come bonus azioni vincolate e liquidi per garantire il successo a lungo termine è "auspicabile ed è qualcosa che già facciamo". "Ingordigia, ma a lungo termine"; è così che i responsabili dell'istituto descrivono le politiche d'investimento e pagamento. Blankfein sostiene le proposte per garantire una migliore capitalizzazione delle banche. "Se prima non capivamo i limiti di un capitalismo scatenato, adesso invece ne siamo coscienti. Ogni proposta per rendere il sistema migliore e più sicuro è benvenuta". Avrebbe potuto aggiungere: solo, non imponete tasse sui guadagni.

Per Blankfein, alla fine, tutto si riduce a una cosa: trovare la migliore, più veloce e più sicura maniera di guadagnare soldi, poi aggiungerci altri soldi, e condire il tutto con altri soldi. Non è interessato a un'analisi della realtà ma solo a sostanziose entrate per i suoi clienti, la sua banca, il suo personale, i suoi azionisti, e in ultima analisi, pensa, per noi. La sua quasi religiosa devozione per il dogma finanziario si è esternata in una secca dichiarazione proprio quando stavo per uscire da quell'edificio anonimo e ritrovarmi immerso nel tramonto autunnale. Prima di andarmene gli ho fatto una domanda per rispondere alla quale, in questo tempi agitati, tutti, dal tipo in strada che vende panini al chili per 99 centesimi al fantamiliardario re di Wall Street che lavora 30 piani più su, si sarebbero fermati un attimo a riflettere, per poi magari fornire una risposta equivoca: è possibile accumulare troppi soldi?

"È possibile essere troppo ambiziosi? È possibile avere troppo successo?" sibila Blankfein "Non voglio che quelli che lavorano in questa banca pensino di aver fatto tutto quello che era in loro potere e se ne vadano in vacanza. Devo proteggere gl'interessi degli azionisti, e ovviamente della Goldman: non voglio quindi porre un limite alla loro ambizione, e mi risulta difficile pensare a un limite per i loro guadagni".

Allora, affari come sempre, senza preoccuparsi della rabbia della maggior parte della gente? Goldman Sachs, pilastro del libero mercato, creatore di supercittadini, oggetto d'invidia e timori, continuerà a diventare più ricca di Dio? Un rapido ghigno sulla faccia di Blankfein. Definitelo una persona ricca e facoltosa che si burla della gente. Definitelo un perfido. Definitelo come volete. Ma è solo, ci dice, un banchiere che "sta facendo il lavoro di Dio".

Come accumulano i loro soldi

Può darsi che il nome Goldman Sachs non significhi gran cosa per voi. Ma se intrattenete rapporti bancari con la HSBC, usate il gas per cucinare, comprate via Ocado, guardate Grande Fratello, comprate i vostri capi di abbigliamento da Gap, usate un sistema di navigazione satellitare TomTom, o più semplicemente assaporate un panino al formaggio, allora la Goldman fa parte della vostra vita.

La struttura, composta da tre divisioni, è una banca d'investimenti che raccoglie capitali per i clienti e qualche volta investe fondi propri. Nel Regno Unito ha raccolto capitali per la HSBC, Centrica (proprietaria di British Gas), e Ocado, il sito della Waitrose per la vendita online di prodotti alimentari, con un giro di affari annuo di oltre 400 milioni di sterline.

Ha aiutato a finanziare la Endemol, la società che ha creato il grande Fratello, ed è il più importante investitore individuale di Eurotunnel. Si è occupato di struttura azionaria per la TomTom e J Crew. È la banca di Gap. Ha ristrutturato Premier Foods, uno dei cui rami è la fabbrica di sottaceti Branston. La Goldman è anche una trading house; commercia materie prime (ad esempio petrolio e oro), azioni e debiti societari. La terza divisione si occupa di gestione patrimoniale. Gestisce beni per conto dei fondi di pensione, le società di assicurazione e di patrimoni individuali. Guadagna caricando pesanti spese (di solito il 2-4%) alle aziende e ai clienti che assessora e di cui gestisce i patrimoni, o negoziando coi fondi propri, attività tradizionale sin dagli inizi.

La banca venne fondata a New York nel 1869 da Marcus Goldman, un ebreo immigrato dalla Bavaria, cui si associò più tardi il genero Samuel Sachs. Esclusa dal chiuso mondo protestante dei trader di azioni e obbligazioni, la Goldman si scavò una proficua, anche se poco esaltante, nicchia comprando e vendendo titoli di credito a breve. Alla fine del secolo, guidava il mercato dell'offerta primaria di azioni, compiendo i primi passi sul mercato azionario di aziende blue-chip come la Sears e la Ford.

Avendo dovuto cominciare al di fuori del rassicurante mondo di Wall Street, la Goldman assunse le persone più furbe e attive che le fu possibile trovare, capaci di sfruttare le trappole del mercato, sottrarre affari ai rivali e guadagnarsi l'appoggio di amici ben piazzati. Sotto la guida di Sidney Weinberg, responsabile esecutivo dal 1930 al 1969, la banca trasformò i migliori laureati in un gruppo ad-hoc capace di lavorare 24 ore al giorno per i clienti.

Superlavoro, superstipendi, supertutto

La Goldman Sachs sarà pure una banca di Wall Street, ma il suo ruolo e la sua influenza a Londra sono notevoli. Nell'ufficio di Fleet Street, composto dalle antiche sedi di due giornali poi unificate, lavorano circa 5.500 persone. I trader siedono dove una volta le presse stampavano The Daily and Sunday Telegraph e The Daily and Sunday Express. È la banca della City coi maggiori utili: dal 2000 al 2008 i profitti per dipendente si sono aggirati sulle 181.000 sterline all'anno, e quest'anno lo stipendio medio dovrebbe arrivare alle 458.000 sterline. È uno dei principali contribuenti della City.

Quest'anno il cancelliere Alistair Darling si aspetta d'incassare oltre 2 miliardi di sterline in tasse societarie, IVA e imposte.

Lo staff gode di generosi benefici. L'azienda ha un apposito responsabile per essere sicura che gli ospiti possano mangiare e bere coi partner della Goldman in perfetto stile e al riparo da occhi indiscreti. C'è una sala di ginnastica, un'infermeria e un asilo. Ogni dipendente riceve d'ufficio un'assicurazione sanitaria e può prendere un tassì ogni volta che lo considera opportuno. La notte un serpente di tassì in attesa si snoda fin sul retro dell'edificio.

L'ufficio londinese è gestito da Michael Sherwood (sopra) e Richard Gnodde. Sherwood, conosciuto come Woody, è il duro. L'ex trader sembra volersi rifare come modello al suo buon amico, il miliardario Sir Philip Green. Parla rapidamente e senza perifrasi.

Come per Sir Philip, il suo sfacciato modo di condurre affari permette di dare il meglio. Nel 2006 la British Airports Authority chiese alla Goldman di studiare il modo migliore per respingere un'offerta di acquisto ostile di Ferrovial, il gigante spagnolo della costruzione. La Goldman, il cui team includeva Sherwood, rispose che una tattica avrebbe potuto essere quelle di vendere la BAA alla stessa Goldman. La proposta indignò la BAA e spinse Hank Paulson, all'epoca CEO della Goldman, a mandare un severo messaggio che censurava i responsabili coinvolti. La lettera divenne nota come "the spank from Hank".

Al contrario Gnodde è un banchiere d'investimento soave. Sembra come se venisse fuori da un catalogo d'abbigliamento per uomo degli anni '70. Rappresenta il guanto di velluto (o dovremmo dire cashmere?) che ricopre il pugno di ferro di Woody. È conosciuto per aver consigliato il signore dell'acciaio indiano Lakshmi Mittal nella sua offerta da 17 miliardi di sterline per l'acquisizione del produttore europeo Arcelor.

Sherwood e Gnodde sono consigliati da eminenze grige, ad esempio Lord (Brian) Griffiths, a suo tempo consigliere speciale di Margaret Thatcher e responsabile dell'unità politica del primo ministro dal 1985 al 1990 e antico direttore della Bank of England. Si tratta di uno dei consiglieri internazionali della banca, ma opera anche da consigliere spirituale. "Una volta venne da me un dipendente; pensavo che volesse parlarmi della sua carriera, ma in realtà era venuto a discutere l'etica bancaria. Fu una lunga conversazione", ricorda Griffiths.

Cristiano impegnato e sostenitore del Lambeth Fund dell'arcivescovo di Canterbury, Griffiths è un utile strumento di pubbliche relazioni. È stato lui, ad esempio, a parlare il mese scorso in difesa dei superbonus. "Se dicessimo che non ci saranno superbonus, o bonus dello stesso livello degli anni scorsi, un sacco di aziende della City sposterebbero le loro operazioni in Svizzera o in Medio oriente", ha proclamato nella St Paul’s Cathedral.

Ogni anno, nel periodo dei bonus, Sherwood e Gnodde invitano lo staff a mantenere un profilo basso e a non ostentare la loro opulenza. Quasi tutti lo fanno e investono i loro milioni in beni immobili, soprattutto in zone esclusive di Kensington, Regent’s Park, Fulham, Notting Hill Gate, Chelsea, Highgate e Hampstead. Per molti anni un partner, Julian Metherell, se ne è andato allegramente in giro in una scassata Nissan Sunny rossa.

Ma non tutti i pezzi grossi della Goldman riescono ad evitare la luce dei riflettori. Un intramontabile racconto degli anni d'oro racconta che tre dirigenti londinesi, (Scott Mead, Jennifer Moses e suo marito, Ron Beller) avevano una tale liquidità da non rendersi conto che un assistente, Joyti De-Laurey, aveva alleggerito i loro conti correnti di oltre 4 milioni di sterline.

I pezzi grossi della Goldman mandano i ragazzi alle stesse scuole private, e se non amano quella nella loro zona, ne creano una. Mead è stato il cofondatore di una scuola preparatoria a Notting Hill, con 200 studenti tra i 4 e i 14 anni. Anche le mogli dei funzionari della Goldman Sachs adottano un profilo basso e si dedicano alle opere di carità.

Come negli USA, la banca è in stretto contatto col governo. L'ex capo economista e partner, Gavyn Davies, è spostato con Sue Nye, consigliere speciale di Gordon Brown. Ai tempi di Tony Blair, Davies divenne direttore della BBC. Il suo successore alla Goldman come capo economista, David Walton, aveva un posto nel Monetary Policy Committee della Bank of England. Paul Deighton, che dirige il comitato organizzatore dei giochi olimpici di Londra, era capo operazioni della Goldman.

La Goldman è un consulente bancario fondamentale del governo. L'anno scorso Brown affidò alla banca la consulenza per la vendita della Northern Rock.

Amici nei posti chiave. La rete politica della Goldman

Segretari del tesoro statunitense, capi del New York Stock Exchange, consulenti della Casa Bianca e di Downing Street: chiunque abbiate in mente ha lavorato per la Goldman Sachs. Ecco solo alcuni degli alti papaveri della banca che hanno le mani in pasta nella politica mondiale

Sue Nye/Gordon Brown

Consigliere speciale di Gordon Brown, Nye è sposata con Gavyn Davies, l'ex capo economista e partner della Goldman. All'epoca di Tony Blair, Davies divenne presidente della BBC, carica dalla quale rassegnò le dimissioni nel 2004, dopo il rapporto Hutton.

Robert Rubin/Bill Clinton

Rubin ha passato 26 anni alla Goldman prima di entrare nell'amministrazione Clinton come consigliere economico. Ha lavorato come segretario al tesoro per quattro anni dal 1995, e continua ad essere consigliere del presidente Barack Obama

Hank Paulson/George Bush

Paulson è stato CEO della Goldman prima di divenire segretario al tesoro USA. Nel momento culminante della crisi creditizia, quando Paulson stava lavorando al salvataggio dell'AIG, il nome di Blankfein appare 24 volte in 6 giorni sul listato delle chiamate telefoniche di Paulson.

Larry Summers/Barack Obama

Summers, consigliere economico di Obama, non ha mai lavorato direttamente per la Goldman, ma ha fatto parte del governo Clinton alle dipendenze del suo mentore, Robert Rubin. La Goldman pagò 135.000 a Summers per partecipare a una conferenza di un giorno nel 2008, prima dell'avvento di Obama.

Sachs nella City

Michael Sherwood: vice presidente e corresponsabile esecutivo della Goldman Sachs International. Conosciuto come Woody, è noto per le sue capacità di trader. Nel 2008 il suo salario di base è stato di 415.000 sterline.

In un anno favorevole può ragionevolmente attendersi che i bonus facciano lievitare la somma a un totale di circa 6.000.000 di sterline. È uno dei due boss della sede di Londra.

Richard Gnodde: corresponsabile esecutivo della Goldman Sachs International. Nel 2008 il suo salario è stato di 1,3 milioni di sterline, probabilmente in parte sotto forma di bonus. Si ritiene che nel 2007 sia stato il direttore più pagato a Londra, con un totale di 11,7 milioni di sterline. L'altro anno lo stipendio ha subito una riduzione del 90%.

Matthew Westerman: responsabile globale dei mercati dei capitali. Nel 2009 i bonus dovrebbero permettergli di mettersi in tasca oltre 5 milioni di sterline. Ex banchiere della Rothschild, ha fatto le sue prove negli anni '30 con le fluttuazioni dei mercati azionari in Europa. Nel 2000 è stato assunto dalla Goldman Sachs per dirigere la nuova divisione affari europei. Quest'anno ha partecipato alla raccolta di capitali societari, permettendo alla Goldman di scremare lauti profitti. È quindi in lista per un sostanzioso bonus.

Yoel Zaoui: capo della banca europea d'investimenti. Nel 2009 incasserà probabilmente oltre 5 milioni di sterline. Dipendente fin dal 1988. Zaoui ha avuto un'ascesa fulminante, ottenendo l'ambita partnership in soli 10 anni. Ha avuto spesso scontri verbali con Michael, il fratello maggiore che ha ricoperto un ruolo equivalente nella banca concorrente Morgan Stanley.

Karen Cook: direttore della Goldman Sachs International e presidente della Goldman Sachs Europe, nel 2009 il salario e i bonus di Cook dovrebbero superare i 5 milioni di sterline. Madre di sei figli, è stata corresponsabile della finanzia aziendale in UK presso la banca Schroders prima di passare alla Goldman nel 1999. Ha partecipato in acquisizioni multimiliardarie, ad esempio quella da 10,2 miliardi di sterline della Kraft. A cura di Philip Beresford

La forza dei numeri

Nel 2007, Lloyd Blankfein, boss della Goldman Sachs, ha guadagnato 68 milioni di dollari, un vero primato per un CEO di Wall Street. Un buon specialista d'investimenti può arrivare a 3,5 milioni all'anno, un buon trader a 7-10 milioni, un membro del comitato di direzione a 12-15 milioni.

La Goldman non è la più grande banca al mondo. La ICBC, the Industrial and Commercial Bank of China, ha un numero di dipendenti 11 volte superiore, ma non è la più ricca. La HSBC ha 2,4 trilioni di dollari di beni patrimoniali (la Goldman solo 1 trilione). E non è la più importante per capitalizzazione di borsa. Vale 95 miliardi di dollari rispetto ai 201 della 201 HSBC. Ma è la più redditizia.

La Goldman ha il miglior rapporto dipendente/profitti di qualsiasi concorrente: in media 222.000 dollari all'anno nel periodo 2000-2008. Nello stesso periodo, la JP Morgan Chase, la più vicina rivale, ha avuto un profitto annuo di 133.000 dollari per dipendente.

Nel secondo trimestre dell'anno in corso, i profitti della Goldman hanno raggiunto la cifra record di 3,4 miliardi di dollari.

Titolo originale: "I'm doing 'God's work'. Meet Mr Goldman Sachs "

Fonte: http://www.timesonline.co.uk
Link
08.11.2009

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di CARLO PAPPALARDO

Bohemian grove: Presidents and global elite performing occult ritual cremation of care, sacrificing to moloch

Bohemian grove: Presidents and global elite performing occult ritual cremation of care, sacrificing to moloch: "

Published: freedominacage.com


The Bohemian club, was founded in 1872 with it’s headquarters located in San Francisco. Every summer in July its members attend a “camp” located in Monte Rio, CA. known as the Bohemian grove. At the grove, deep in the woods, our world leaders attend occult rituals and engage in bizarre behavior possibly including cross-dressing and homosexuality, no women are allowed in the grove. The most well known of these ceremonies is the “Cremation of Care”. Evidently, during the Cremation of Care members conduct a mock sacrifice of a human child to a 40 foot statue of an owl by burning the body. The owl statue is Moloch, a god or king. The word Moloch itself is associated with fire and sacrifice.


-Former President Bill Clinton to a heckler

“The Bohemian club! Did you say Bohemian club? That’s where all those rich Republicans go up and stand naked against redwood trees right? I’ve never been to the Bohemian club but you oughta go. It’d be good for you. You’d get some fresh air.”



-President Richard M. Nixon on the Watergate tapes, Bohemian Club member starting in 1953

“The Bohemian Grove, that I attend from time to time, the Easterners and the others come there—but it is the most faggy goddamn thing you could ever imagine, that San Francisco crowd that goes in there; it’s just terrible! I mean I won’t shake hands with anybody from San Francisco.”


-President Richard Nixon, Memoirs (1978)

“If I were to choose the speech that gave me the most pleasure and satisfaction in my political career, it would be my Lakeside Speech at the Bohemian Grove in July 1967. Because this speech traditionally was off the record it received no publicity at the time. But in many important ways it marked the first milestone on my road to the presidency.”


bohemian groveAlex Jones, host of a syndicated radio talk show made a documentary based on the video footage he captured when he infiltrated the Bohemian grove. Alex Jones boasts that he is the only one to ever successfully infiltrate the grove and capture video of it, but with a little research others can be found who claim to have been inside the grove and have revealed their experiences there, however, it does seem that the only video available is from Alex Jones. Download or view Alex Jones’ Dark Secrets: Inside Bohemian Grove.


The members of the Bohemian club include presidents, government officials, corporate officials, global elite in high positions of authority and influence from all over the world. Under the Logan Act, it is a felony for unauthorized citizens to meet in private with foreign governments, in California it happens every year, everything that goes on there is kept secret. The media does not report on it because the CEO’s of the major media are likely there cross-dressing and running around drunk urinating on trees between occult rituals sacrificing children to an ancient god along with our president, vice-president and secretary of defense. Reagan and Nixon at Bohemian groveThese are the people making decisions that affect our lives, the ones who decide when we go to war, manage our health care, and gradually strip our freedom away from us. They meet every year in a relaxed, care-free social setting. It is only inevitable that this setting encourages it’s members to come to agree on issues concerning policies that affect our day to day lives. If there is any place to find evidence that the world is mostly controlled by a few powerful men and conspiring to create a New World Order, then it would definitely be the bohemian grove. It’s amazing the impact a single trip to the Bohemian grove can have on a member’s career, evidence that our free elections aren’t so free after all.


George H.W. Bush was a member, and so were his two sons George W. Bush and Jeb Bush. They were also all members of Skull and Bones secret society at Yale. Henry kissinger is a long time member, ever since his younger days he has been in bed with the Rockefellers who also take part in occult rituals at the grove. Prince Charles of England was there, as well as Reagan and “tricky dick” Nixon. Reagan’s wife used to make his schedule for him based on astrology, Nixon was infamous for frequently throwing up his arms making the sign of Typhon the Destroyer, an occult figure from ancient Egyptian theology. Bill Clinton attended in 1991, and became president in 1992. Gerald Ford, Donald Rumsfeld, Herbert Hoover, Colin Powell, Newt Gingrich, and Danny Glover as well as many CEO’s of large corporations and representatives of a large number of universities from around thegreenspan leaving bohemian grove country have members or have attended. Howard Taft, president from 1909-1913 attended, and Alan Greenspan, was seen leaving the Bohemian grove one month before becoming chairman of the federal reserve Many, if not all of these names and more are also members of round table groups such as the Bilderberg group, Council on Foreign Relations, and Trialateral Commission. Many


Another important personality in the world of conspiracy theories is Henry Kissinger. Kissinger’s career include, among other things, recruiting Nazi’s to be used by the CIA, establishing close ties with the Saudi’s, procuring it’s oil exports, becoming the study director of nuclear weapons and foreign policy for the Council on Foreign Relations, and publicly stating on the floor of the New York Stock Exchange that Obama would be the architect of the New World Order. Kissinger has long been in bed with the Rockefeller’s, who are all members of the CFR and most likely attend Bohemian grove.


Bill Clinton is thought to have only been to the bohemian grove once, in 1991, and known to become president in 1992. He denies ever being there, but we all know he lied under oath about Monica Lewinsky. Clinton is a member of the Trilateral Commission and Council of Foreign Relations which are part of the Round Table. The Round Table which includes the Bilderberg group, Trialateral Commission ,and the Council of Foreign relations, was founded by Cecil Rhodes who also founded the Rhodes scholarship. Clinton coincidentally was a Rhodes Scholar and his wife Hillary Clinton attends the secretly held and well guarded Bilderberg meetings.


So why are our world leaders involved with occult activities? Is there a mystery religion they are practicing that the rest of us aren’t good enough to know about? It is well known by scholars that every mainstream religion has many parallel’s with one another, and then you have the occult, which also seems to have many similarities with most religions, if you dig deep enough. The attribute of the Crucifixion, 3 days dead and then resurrected can be found in many religions as far back as the ancient Egyptians with the story of Isis and Osiris. Before Christianity, Paganism was the dominant religion in Europe. Many Christian churches in europe were built on top the sites of older Pagan churches, and even some existing Pagan churches were converted for use of the new religion. Anyone who refused to convert to the new religion and continued to practice paganism was intentionally and inacurately labeled a satanist, or devil worshiper, by the Christians and isolated or sought after and killed.


If every religion we know of comes from an older version, it may be that if one were to go back far enough to the original religion, the literal truth can be found. Perhaps our world leaders, or the secret rulers of the world, are aware of this truth and have maintained it’s secrecy from the mass public for centuries. Or, perhaps the mystery religion being practiced at Bohemian grove is nothing but that of another story from someone’s imagination long ago. But, either way, the question remains: Is this mystery religion that motivates the corruption in government and the desire to bring about the New World Order?


Hitler was also intensely involved in the occult as a member of the Thule Society and also expressed his desire to create a New World Order. The swastika itself is an occult symbol representing the sun. It is widely used in Hinduism and can be found in many ancient civilations including Egypt and Sumeria. At the fall of the Nazis, CIA operation PAPERCLIP, which Henry Kissinger was involved with, was helping many Nazi officers escape trial or death by smuggling them out to South Africa, South America, and the United States among other places.


The word “occult” is translated meaning “obscured” or “hidden”. Many believe it is the hidden truth about who we are, what man is truly capable of, and where we come from. It could be that the occult is an ancient religion that has survived tens of thousands of years, it’s teachings being passed down through a select few bloodlines who are all closely related due to interbreeding. The bloodlines, sometimes referred to as the 13 Illuminati bloodlines, are kept pure, it’s power maintained within them, and it’s secrets closely guarded. The secret teachings of the ages have been obscured by allegory, codes, and symbols and found in mainstream religion but not recognized as such by those who are not within these global elite, or the initiated. The truth is hidden from us, it is passed down through generations by secret societies, it is obscured from the rest by mainstream religion, and this is used against the masses as another system of control.


Source: http://freedominacage.com/bohemiangrove.html



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dicembre 21, 2009

Nave dei veleni, un sub denuncia ''Troppe anomalie in quei filmati''

Nave dei veleni, un sub denuncia ''Troppe anomalie in quei filmati'': "

nave-veleni-web2di Sara Dellabella.



Secondo l’esperto di relitti, tra le riprese della Regione Calabria e quelle del ministero dell’Ambiente non ci sono punti di convergenza. La vicenda è stata chiusa frettolosamente e nessuno ha potuto verificare i lavori. Francesco Sesso è un sub calabrese esperto di immersioni e recupero di relitti. In un colloquio telefonico gli abbiamo chiesto di analizzare insieme i filmati del Rov del Ministero dell’Ambiente sul relitto di Cetraro.

La vicenda secondo Sesso è stata chiusa troppo in fretta, in genere per questi tipi di rilevamento servono alcuni giorni.


Tra i due filmati, quello della Regione Calabria che ha dato il via all’inchiesta e quello del ministero che differenze nota?
Non ci sono elementi di compatibilità, tranne una scena in cui si vedono gli oblò. Insomma non ci sono punti di convergenza tra le due riprese e in più, tra una ripresa e l’altra ci sono ben 20 metri di differenza. Le quotazioni sui fotogrammi della ripresa sono un dato sotto gli occhi di tutti. Come scarto non è da sottovalutare. I Rov che hanno effettuato le riprese hanno una precisione al centimetro e considerato questo, 20 metri sono veramente eccessivi.

E non se n’è accorto nessuno?
Sarebbe bastata una persona con una media esperienza di immersione su relitti, per capire che ci sono cose che non vanno. Su uno dei video del Ministero disponibili su Youtube, c’è scritto “veduta della poppa”, ma l’inquadratura mostra i fori delle ancore che notoriamente sono a prua.

Un errore dettato dalla fretta?
La vicenda è stata chiusa con risposte molto approssimative. Nessuno, organi di stampa né associazioni ambientaliste hanno potuto seguire i lavori del Ministero. E le riprese del Rov sono state fatte di notte. Perché? Lavorare al buio non ha consentito di verificare il luogo delle riprese.

Si sentirebbe di affermare che quel relitto non è la Catania, individuata dal Ministero?
In effetti quella nave non sembra cosi compromessa come dovrebbe esserlo un relitto affondato 90 anni fa. Dalle riprese effettuate dalla regione Calabria sembrerebbe una nave molto più recente come stato conservativo. Basterebbe fare un rilevamento lungo le murate della nave, lì dove è stata silurata per avere qualche certezza in più. Il Sottosegretario Giuseppe Pizza, una settima prima della conferenza del Ministro Prestigiacomo, ha affermato che c’erano buone probabilità che il relitto fosse la Cunski. Sicuramente dall’analisi della consistenza della lamiera e dell’imbollonatura uscirebbero dati interessanti. Poi bisogna considerare le incrostazioni che si formano sulle pareti, dopo 90 anni sono consistenti, e sentire che sono riusciti ad individuare con facilità le scritte sulla poppa pare inverosimile. I relitti affondati nel corso della seconda guerra mondiale, a 70 mt di profondità sono talmente colonizzati dagli organismi marini da non poter identificare alcuna scritta, figuriamoci a 480 metri.

A distanza di qualche mese com’è la situazione a Cetraro?
Le zone interessate dalle ricerche sono ancora interdette alla navigazione e alla pesca.

Tratto da: terranews.it

dicembre 09, 2009

Il CO2 è la nuova strategia del terrore?


Il CO2 è la nuova strategia del terrore?: "
Ci chiediamo: dopo la fase del terrorismo islamico (mamma li turchi) e quella dei virus pronti a fare stragi di intere nazioni (salvo archiviazione dopo il congruo arricchimento delle case produttrici di vaccini), oggi la strategia del terrore si sta orientando sul CO2? E' il CO2 la causa di ogni male del pianeta? A giudicare dai contenuti della conferenza di Copenhagen pare proprio di sì.
Si è detto che la conferenza di Copenhagen (COP15) costituisce l'accordo più complesso e cruciale che sia mai stato stipulato. E si è detto che le emissioni di CO2 sono la sola e unica minaccia per il futuro dell'umanità. Peccato che nella conferenza non si sia parlato di guerra globale, di uso preventivo di armi nucleari, delle ricadute radioattive delle bombe nucleari del Pentagono, della guerra meteorologica e delle tecniche di modificazione artificiale del clima. Nessun accenno all' Owning the weather (possedere il clima) per scopi militari (qui) e (qui), quindi alle irrorazioni venefiche delle chemtrails sui cieli del mondo e del progetto HAARP.
Cosa dobbiamo aspettarci adesso? Come si concretizzerà questa nuova strategia del terrore basata sul 'pericolosissimo' CO2? Ci diranno di risparmiare energia, certo, ci diranno persino di spegnere la spia rossa della tv, mentre le ciminiere delle fabbriche continueranno tranquillamente a emettere sostanze altamente inquinanti. Ci inviteranno ad abbassare il calore delle nostre abitazioni e di predisporre coibentazioni ad hoc, mentre le piscine dei miliardari continueranno a essere ben riscaldate, adiacenti alle saune e alle terme private. Ci convinceranno che le centrali elettriche devono far posto a quelle nucleari (e chi se ne frega dei veri pericoli e dell'impossibilità di eliminare le scorie radioattive).
La campagna propagandistica è già iniziata con uno spot d'effetto, struggente, degno di una comédie larmoyante. Non c'è che dire, proprio un bello spot, ma non vorremmo che il problema CO2 sia in realtà solo una fantasia (o un sogno come nello spot) che ci viene propinata come realtà. D'altra parte, esiste una nutrita schiera di scienziati che si oppone alla teoria del global warming, scienziati che evidenziano la falsità delle teorie che stanno prendendo piede (da molti anni a questa parte), sostenendo, invece, l'inizio di una nuova èra glaciale (che detta così, alla luce dell'enorme propaganda svolta da anni sull'effetto serra, sembra un'eresia). Antonio Zichichi scriveva su 'Scienze': 'non è possibile stabilire una relazione lineare tra aumento di CO2 e riscaldamento globale'.
Giorni fa, tra l'altro, c'è stata una fuga di notizie che ha fatto scandalo in merito all'intercettazione di una fitta e privata corrispondenza tra scienziati, i quali parlano di strategie di filtraggio delle informazioni sul clima, al fine di tenere al corrente i cittadini di alcune cose, ma di occultarne altre molto scomode: 1073 mail per 62 MB scaricabili (utilizzate sempre un antivirus prima di aprire un file scaricato).
Noi non sappiamo dove stia la verità, ma siamo soliti interrogarci sulle questioni, soprattutto se queste vengono propagandate dal sistema attraverso campagne che escludono a priori i reali problemi del Pianeta. Ed è sul dubbio -più che sulle certezze- che noi cerchiamo di consolidare la nostra coscienza critica.

Per saperne di più sulle mail degli scienziati, intercettate

fonte: http://italianimbecilli.blogspot.com

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dicembre 08, 2009

Incidente d'auto per la Forleo

Incidente d'auto per la Forleo: "

forleo-clementina-webCremona. Il giudice del tribunale di Cremona, Clementina Forleo, è stata coinvolta in un incidente stradale accaduto ieri sera lungo l'autostrada per Milano all'altezza del casello di Lodi mentre rincasava dopo aver trascorso la giornata in tribunale a Cremona. Il magistrato è arrivata al pronto soccorso dell'Ospedale Maggiore di Lodi dove le sono state riscontrate fratture allo zigomo e alla mandibola. Ha rifiutato il ricovero.

Forleo era a bordo della sua Opel, quando ha sbattuto contro il guard-rail. Le cause dell'incidente sono al vaglio della polizia stradale di Guardamiglio, in provincia di Lodi. Non si esclude che un automobilista abbia compiuto una manovra azzardata e abbia tagliato la strada alla Opel. L'airbag ha salvato la vita al giudice Forleo, ma l'impatto è stato violento. Il presidente del tribunale di Cremona, Carlo Maria Grillo, è stato il primo ad essere informato dalla polizia stradale. Ieri la Forleo aveva celebrato alcuni processi nella funzione di giudice monocratico, quindi, alle tre del pomeriggio e per oltre un'ora e mezza, era stata impegnata nell'udienza preliminare sui formaggi avariati e riciclati, infine era attesa in carcere per una udienza di convalida di un arresto. Rientrata in tribunale e sbrigate le ultime incombenze, era partita per Milano. La notizia dell'incidente è rimbalzata in Puglia - il giudice Forleo è nativa di Francavilla Fontana in provincia di Brindisi - dove il deputato dell'Italia dei valori Pierfelice Zazzera ha dichiarato che "il giudice Forleo è stata spinta fuori strada da un'auto poi fuggita" e ha chiesto un servizio di tutela per il magistrato. Ma la versione fornita dal parlamentare dell'Idv non ha trovato nessuna conferma.

ANSA


Procura: escluso per ora impatto con altra auto

4 dicembre 2009
Lodi.
L'incidente stradale che ha visto coinvolta ieri, sull'Autosole, il magistrato Clementina Forleo non sarebbe legato ad un impatto con una altra auto. A sostenerlo, mentre la procura di Lodi sta analizzando la vicenda, sono fonti di Palazzo di giustizia secondo le quali, per ora, si dovrebbe escludere l'ipotesi di un impatto con un altro veicolo. A quanto si è appreso, la polizia stradale propenderebbe per una manovra brusca da parte del Gip di Cremona che potrebbe essere stata innescata dall'improvviso cambio di corsia di un' altra vettura.

ANSA


Alla dottoressa Forleo va il sostegno della redazione di Megachip, con l'auspicio che le competenti autorità accertino al meglio le cause dell'incidente e garantiscano l'effettiva sicurezza del magistrato.

Fonte: antimafiaduemila.com.

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VIVA PER MIRACOLO

“Sono viva per miracolo, adesso spero che qualcuno si muova e mi riassegni quella scorta che mi è stata tolta…”. È così che il giudice Clementina Forleo racconta l’incidente stradale di cui è stata vittima giovedì sull’Autosole, tra Casalpusterlengo e Lodi, mentre guidava verso Milano.

Il gip che nel luglio dell’anno scorso è stata trasferita per incompatibilità ambientale dal Csm dopo che aveva parlato di “sottili pressioni” patite da “poteri forti” quando si stava occupando del caso Unipol/Bnl, rientrava da Cremona, sua nuova sede di lavoro. “Un’auto che viaggiava alla mia destra si è affiancata e mi ha improvvisamente speronato – racconta Forleo – quindi sono finita sulla corsia di sorpasso e poi sulla barriera di new jersey…A salvarmi la vita è stato l’airbag. Se sia stato uno speronamento volontario non lo so, io ogni giorno faccio quella strada…e visto quello che mi è accaduto l’estate scorsa, cose gravissime di cui non posso parlare perché c’è un’indagine in corso, ritengo che mi debbano ridare la scorta. Rispetto le istituzioni, ma la cosa deve essere reciproca…Le minacce e le oramai troppe vicende strane capitate sono la prova che devo essere tutelata, e invece lo Stato protegge gente che non corre alcun pericolo…ho paura”.

L’auto che avrebbe causato l’incidente è sparita nel nulla, del caso si occupa la polizia stradale di Lodi. “Stanno facendo accertamenti su una gomma scoppiata della mia vettura”, dice il gip che nell’urto ha riportato la frattura dello zigomo. Chiarezza al più presto ha chiesto il deputato dell’Idv Pierfelice Zazzera.

Fonte: www.corriere.it - 6 dicembre 2009.

Incredibile India

Incredibile India: "

india_americanizzatadi Johan Galtung - transcend.org.


INCREDIBLE INDIA… si dice negli spot pubblicitari. Sì, è davvero incredibile come l’India si stia vendendo all’offerente USA, in un’ostentazione di americanizzazione dopo l’altra. L’angolo visuale di Washington al riguardo si capisce facilmente. Con un impero cadente, impegnati in tre guerre invincibili

contro terrorismo, Afghanistan e Iraq, alleati a regimi problematici in Israele e Pakistan; in realtà in guerra contro l’Islam; respinti da gran parte dell’America Latina, da tutta l’Africa, sempre più dall’Asia Orientale. Dev’essere bello trovare un socio disposto, anzi entusiasta.

Come ha detto Barack Obama, l’attuale amministratore dell’impero USA, che combatte tutte quelle guerre: “in una relazione che definisce il 21° secolo”. E Washington l’userà per vantaggi economici, sfruttando piccoli agricoltori indifesi e i dalit, come partner contro ogni terrorismo che identificheranno in quei paesi islamici, come zona di tirocinio per la guerra che temono (e programmano) con la Cina, secondo il copione della tradizione anglo per cui una seconda potenza è il nemico naturale.

L’angolo visuale di Delhi è più problematico. L’India ha trovato una soluzione ammirevole a un problema davvero grosso: la sua diversità linguistica, con un profondo federalismo linguistico, che non vale però per l’Assam, il nordest. Dopo di che l’India ha tre grossi conflitti, resi tutti più gravi dalla sua relazione con Washington.

Si tratta della relazione con la Cina, con il Pakistan e il sistema castale. Alla base di questi conflitti c’è una colonizzazione mentale anglo-americana: considerare il mondo in termini di pericolo e minaccia, di nemici in cerca di guai anziché in termini di conflitti solubili facendosi amici potenziali tutt’attorno. Guardiamo la Turchia: erano soliti vedere nei loro vicini solo dei pericoli finché decisero in qualche modo di cambiare registro e rotta, vedendoli tutti come potenziali amici. Serve lavoro, e il lavoro procede; ma è possibile.

Consideriamo il classismo di casta. Sì, c’è crescita economica in India, che avvantaggia enormemente i vaishya, il ceto mercantile. Laureati di scuole di economia e commercio, punti d’ingresso alla ricchezza, guadagnano 100,000 dollari USA e più. Tutt’attorno si ostentano i segni di ricchezza: le auto, i ristoranti, i quartieri recintati per ragioni di sicurezza. Viviamo nell’era dei mercanti, ben protetti dai kshatriya, polizia e militari, per soffocare ogni resistenza, e culturalmente protetti dai brahmin che predicano la proprietà privata, e il suo uso per ottenere altra proprietà, come stadio evolutivo superiore.

Tutto a spese della maggioranza, 2/3, 3/4, di sudra e dalit, rispettivamente gente comune ed esclusa. C’è stato progresso. Le comunità sudra sono approdate all’informatica; si sono inclusi anche singoli dalit d’eccezione. Ma l’85% dei contadini vive in povertà al limite della miseria. La rivoluzione verde funziona per chi ha sementi, acqua, fertilizzanti, pesticidi e macchinario – il 15% appunto – non per chi deve comprare sementi monopolizzate dal grottesco apparato Monsanto – USA ovviamente – e vengono attaccati da picchiatori quando usano le proprie e non riescono a pagare i loro debiti senza fondo. Possono tentare di pagare con della terra, con una figlia, perfino con la propria moglie – ma probabilmente incombe un’altra soluzione: il suicidio. E si parla qui non di migliaia ma di decine di migliaia di casi: una tragedia che grida al cielo. E la terra diventa proprietà aziendale, per il ristoro dei consumatori ricchi.

E così c’è resistenza violenta, i Naxaliti, “maoisti” secondo i media abituati ad aspre contumelie verso la Cina, e ovviamente “terroristi”. Manco a dirlo, gli USA ci sono anch’essi in tale guerra contro il terrorismo, e le forze aeree indiane ottengono aerei senza pilota per uccidere i naxaliti. Manmohan Singh parla di un’India in crescita con dei valori, ma come emerito ex-economista ci potrebbe spiegare un po’ di quella cecità morale. Un giorno tutto ciò può diventare una rivoluzione che divamperà in gran parte della campagna indiana.

Come in Nepal, dove i “maoisti” hanno vinto con l’avere idee molto concrete – 40 punti – e alla fine mediante la nonviolenza. I naxaliti potrebbero imparare. Delhi potrebbe imparare, come ha fatto Kathmandu. Auguriamoci che succeda.

Consideramo il Pakistan. Sì, ci sono problemi, come il Kashmir. Ma la carta in mano all’India in qualità di stato successore al raj britannico è più debole di quella pakistana, il plebiscito, lasciare decidere il popolo; inoltre, anch’essi sono uno stato successore. Un plebiscito in singole parti anziché nell’intero Kashmir potrebbe dare il Jammu e il Ladakh all’India, l’Azad Kashmir al Pakistan (riconoscendo de jure la Linea di Controllo). E la Valle? Un condominio indo-pakistano con amplissima autonomia, forse un giorno l’indipendenza. E il Kashmir nel suo insieme? Lo si inserisca insieme in una federazione del Kashmir con confini aperti, qualche doppia identità, e un’Associazione di Libero Scambio del Kashmir. Un po’ di buona volontà, qualcosa del genere, e il Kashmir può essere depennato dalla lista dei campi di battaglia (e tortura) del terrorismo – quello noto come tale e quello di stato.

Ma aldilà di questo: che ne sarebbe di un ritorno a una Comunità sub-continentale con India, Pakistan e Bangladesh insieme, attorniata dagli altri cinque paesi SAARC (South Asian Association for Regional Cooperation) ? Lasciando che quello che appartiene a un insieme cresca insieme? Costruendo sull’amore e il desiderio che c’è tuttora attraverso confini molto artificiosi, come la disastrosa linea Mountbatten? Abbattendo i posti di controllo come ha fatto la gioventù europea nei primi anni 1950, che voleva più di un semplice Consiglio d’Europa – e ha vinto? Costruendo sulle iniziative dei cittadini? Non un 1947-1971 al contrario in tutto e per tutto, ma una buona metà? E esplorare l’eventuale ruolo USA nel massacro del 26.11.(2008) a Mumbai – quel misterioso Headley con doppia identità USA-pakistana – per capire che cosa sia successo. Forse troppo misterioso da penetrare. Pensare in grande, pensare nuovo.

L’Assam, così maltrattato da New Delhi, potrebbe rompere quel legame e trovarsi un posto in quella comunità come stato indipendente; anche se forse potrebbe non piacere agli USA, per timore di un seguito hawaiiano.

Consideriamo la Cina. Sì, ci sono problemi di confine, la linea MacMahon, lo stato successore al raj e le sue ambizioni. Si faccia qualche scambio e qualche zona congiunta. Si usi la formula pancha shila (Nehru-Zhou Enlai) del vantaggio reciproco e uguale; si continui quella tradizione di pace. Possa l’uno imparare il federalismo linguistico e l’altro come sollevare coloro che stanno al fondo della società. Non si ceda alla paranoia d’ispirazione anglo, a maggior ragione in una regione infestata di bombe nucleari.

Quel che serve è una nuova mentalità. La Cina ne è ora precisamente alla ricerca, rompendo con un secolo di umiliazioni (prevalentemente da parte di quegli stessi anglo), e un secolo di restaurazione. Possa l’India far lo stesso, cercando come il Giappone due, non uno solo, grandi amici.

Incredibile India, che volta le spalle al più grande dei suoi beni preziosi, quel genio prodotto dal profondo della realtà indiana, Gandhi. La linea di pensiero di cui sopra è di ispirazione gandhiana. Possa l’India essere fedele alla propria coscienza, non agli schemi di qualcun altro.

da Hyderabad, Ahmedabad – 30.11.09

Traduzione di Miky Lanza per il Centro Sereno Regis

Titolo originale: “INCREDIBLE INDIA”…

Fonte: http://www.transcend.org/tms/article_detail.php?article_id=2203.

Versione italiana: http://serenoregis.org/2009/12/incredibile-india-johan-galtung.

L'influenza suina potrebbe salvare più vite di quante ne metterebbe a rischio?

L'influenza suina potrebbe salvare più vite di quante ne metterebbe a rischio?: "


Qui a sinistra INFLU, la maschera per 'acchiappare' il virus.



NON DIMENTICHIAMO che non esiste nessuna medicina che ci può proteggere dalle malattie, solo un buon sistema immunitario e che:

'L'influenza A è solo una influenzetta'

In un'intervista televisiva, il celebre professore in medicina Bernard Debré, ha affermato che il virus H1N1 'non è pericoloso' e ha accusato il governo di utilizzare l'influenza A a dei fini politici.



Secondo questo articolo: Schweinegrippe: Höchste Warnstufe

pare che l'influenza suina si manifesti nel corpo umano per agire positivamente...

L'influenza suina allontanerebbe i più pericolosi ceppi di virus H3N2, come riferisce Der Tagesspiele:

“... i nuovi virus, che appestano il mondo con l'influenza suina, soppiantano quelli esistenti, responsabili dell'influenza stagionale, concorrendo per lo stesso posto nel corpo dei loro ospiti? Con ciò, la patogenicità di quei virus che finora hanno causato morte e malattie gravi, viene stroncata?”.

“Questa sì che sarebbe una buona notizia” dice uno dei virologi.

“Alla fine l'influenza suina potrebbe risparmiare più vite di quante ne metterebbe a rischio?”



Allora perché non comprare questa maschera?



INFLU - Il primo collettore di influenza al mondo.

Un progetto artistico di Michel Bussien e Erik Sjödin

Stoccolma, Svezia, 24 novembre 2009





Pianificare la vostra malattia, sviluppare gli anticorpi per l'influenza e rafforzare il sistema immunitario in modo naturale.







La maschera che raccoglie l'influenza aumenta la possibilità di prendere l'influenza suina (H1N1), come pure l'influenza di stagione regolare.

La maschera ha un micro ventilatore a batterie, montato sulla valvola per l'inalazione che aumenta l'assunzione dei virus nell'aria ambiente.

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