febbraio 25, 2010

Tensioni tra Argentina e Gran Bretagna. Il petrolio riporta le Malvine al centro del Mondo.

















Londra installa una piattaforma petrolifera al largo delle isole Malvine. Buenos Aires protesta impedendo alle navi britanniche di transitare in acque argentine. Grazie all'oro nero, dopo 28 anni, le Malvine sono di nuovo al centro del mondo.

A distanza di 28 anni dalla guerra delle Malvine/Folklands il governo di Buenos Aires torna a rivendicare il controllo dell'arcipelago. Domani il segretario generale dell'ONU, Ban Ki Moon, riceverà il Ministro degli esteri Argentino, Jorge Taiana, per valutare le posizioni dei contendenti. Al centro della disputa, questa volta, non sono tanto le brulle isole atlantiche, quanto la possibilità di sfruttare le risorse petrolifere presenti sui fondali che le circondano.

Il primo ministro Fernandez ha già energicamente protestato contro la ripresa dei sondaggi per l'attività estrattiva. Secondo il governo sud-americano tutte le risorse presenti sulla piattaforma continentale argentina appartengono alla Repubblica e non possono essere alienate da altri. Nei giorni scorsi, inoltre, il presidente Kichner ha emesso un decreto di restrizione che consente il transito in acque territoriali alle sole navi autorizzate da Buenos Aires.

A differenza di quanto accadde nel 1982, quando sia Margaret Thatcher sia il Generale Leopoldo Gualtieri sfruttarono la guerra delle Malvine per salvare i propri rispettivi governi, oggi la posta in gioco non vale voti e consensi ma si calcola in petro-dollari. Già lo scorso anno entrambe i Paesi reclamarono il controllo della zona marittima circostante l'arcipelago, dove si stima possano giacere almeno 60 miliardi di barili.

Del resto, la corsa all'oro nero non riguarda solo Bueno Aires e Londra. In lizza per le preziosi risorse ci sono soprattutto gli interessi delle multinazionali. La compagnia argentina YPF, appartenente al gruppo Repsol, ha annunciato in dicembre l'avvio di un programma di esplorazione del fondale marino, mentre i britannici di Falkland Oil e Gas Limited, Rockhopper Exploration, Borders & Southern Petroleum e Desire Petroleum, avevano già da tempo espresso l'intenzione di dare il via alle ricerche, battendo i rivali sul tempo.

Nonostante le difficoltà, dovute al divieto di navigazione imposto dalle autorità argentine, una compagnia britannica ha già sistemato la prima piattaforma estrattiva. L'impianto, situato 100 km a nord dalle coste delle Malvine, non è ancora in funzione, ma ha già suscitato la coriacea protesta di Cristina Kirchner. “Il tema Falkland-Malvine è un chiaro esempio di come chi ha un posto permanente al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite può violare una e mille volte le decisioni dell'Onu,” ha stigmatizzato la titolare della Casa Rosada.



In attesa dell'incontro tra Ban Ki Moon e Jorge Taiana, previsto per domani a new York, Kirchner ha ottenuto l'appoggio della maggior parte dei Paesi latino-amerciani. 32 stati del continente hanno firmato ieri un documento che riconosce la legittimità del revanscismo argentino.



Fonte:Bessemer451

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